Ne avevamo già parlato a inizio anno, il tema delle pensioni è da mesi tra i principali trattati dal Governo, che in questo mese prenderà delle decisioni in merito alle manovre in vista. Sul tavolo, quota 103 e 41, oltre all’Opzione Donna e maggiori tutele verso i giovani. Dai rappresentanti dei lavoratori la richiesta di andare in pensione a 62 anni, ma vediamo nel dettaglio le principali ipotesi allo studio.
Ape Social
L’anticipo pensionistico (Ape social) al momento è previsto fino a fine dicembre, ma non si esclude la proroga di un anno e l’ampliamento ad altre categorie di lavoro attualmente non presenti.
Quota 103 e quota 41
Quota 103, detta anche “Pensione Anticipata flessibile” usufruibile da lavoratori (dipendenti, pubblici e autonomi) con 62 anni di età anagrafica e 41 anni di contributi versati, è in scadenza e sarà in vigore, anche questa, fino alla fine del 2023. Tra le ipotesi quella di prolungarla anche al 2024, anche se i dubbi riguardano la forte incidenza che avrebbe sul PIL. In standby, invece, ma molto richiesta la quota 41 che prevede un’uscita a 41 anni di contributi versati a prescindere dall’età anagrafica. Si tratta della riforma su cui punta maggiormente il governo, ma attualmente il costo di questa operazione (4 miliardi nel 2024) non è sostenibile.
Opzione Donna
Persiste la stretta sull’Opzione Donna che manterrà i 60 anni di età e i 35 anni di contributi versati rivolgendosi però solo a poche categorie. Tuttavia non si esclude un nuovo intervento, l’ipotesi è quella di introdurre un limite anagrafico: 60 anni di età senza distinzioni per numero di figli o tipologia di lavoro.
I giovani
I sindacati chiedono l’introduzione di una pensione di garanzia a tutela di un assegno previdenziale irrisorio per i giovani d’oggi con più di 25 anni di età che si imbattono tra carriere discontinue e precariato.
I dati
Secondo l’Inps nel 2022 sono state liquidate 1.350.222 pensioni, delle quali il 46,5% di natura assistenziale.
Gli importi annualizzati, stanziati per le nuove pensioni liquidate del 2022, ammontano a 14,2 miliardi di euro, che rappresentano circa il 6,1% dell’importo complessivo annuo in pagamento al 1° gennaio 2023. L’importo medio mensile della pensione di vecchiaia è di 1.359,53 euro e presenta il valore più elevato nel settentrione, con 1.456,71 euro.
Entro fine anno il Governo deciderà la strada da seguire. Intanto si riflette sulla fattibilità degli investimenti nella previdenza, un tema da sempre dibattuto nel nostro Paese e che per questo porta molti cittadini ad usufruire di pensioni integrative per tutelarsi maggiormente.
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