Non solo matrimoni, sebbene secondo l’Istat siano in crescita, oggi sono tante anche le coppie che decidono di convivere senza convolare necessariamente a nozze. Il matrimonio, infatti, non è più percepito come una soluzione obbligata, complice anche il cambio di prospettiva rispetto al nuovo modo di vivere la coppia nella società odierna. Inoltre, le tutele alle coppie di fatto negli ultimi anni si sono fatte man mano più efficaci ma non sempre se ne conoscono diritti e doveri dal punto di vista legislativo.
Partiamo definendo chi sono i conviventi di fatto. Secondo la legge Cirinnà la convivenza di fatto si instaura tra persone che pur non essendo vincolate da nessun legame di parentela autodichiarano, all’anagrafe del Comune ove risiedono, di essere legate da un vincolo affettivo e di costituire una famiglia. “I presupposti – cita la legge – per la convivenza di fatto sono la coabitazione, e la costituzione di famiglia anagrafica”.
Rispetto alle coppie sposate, i conviventi hanno quasi gli stessi diritti. In particolare (fonte: Generali.it):
- il diritto reciproco di visita, di assistenza e di accesso alle informazioni personali, in caso di malattia o di ricovero del convivente;
- il diritto di visita in carcere;
- la facoltà di designare il convivente quale proprio rappresentante per le decisioni in materia di salute o, in caso di morte, per la donazione di organi, le modalità di trattamento del corpo e le celebrazioni funerarie;
- la possibilità di cointestare un mutuo insieme;
- il diritto a subentrare nel contratto di affitto;
- il diritto al cosiddetto “risarcimento del danno”, nel caso in cui uno dei due muoia per un incidente causato da altri.
- il diritto agli alimenti: nel caso in cui, terminata la convivenza, uno dei due versi in stato di necessità, al convivente spetta l’obbligo di versare gli alimenti per un periodo proporzionale alla durata della convivenza e ai bisogni di chi li domanda e delle condizioni economiche di chi deve versarli. Ovviamente, nel caso in cui ci siano figli, i genitori sono tenuti al loro mantenimento e a provvedere alla loro educazione e istruzione.
Viene da chiedersi allora, quali sono i diritti che non hanno i conviventi rispetto invece ai coniugi?
- la pensione di reversibilità: in caso di morte del convivente, il superstite non ha diritto alla pensione di reversibilità;
- la quota legittima di eredità: i conviventi non entrano l’uno nell’asse ereditario dell’altro. Il che significa che, in caso di morte di uno, l’altro non ha diritto alla quota legittima di eredità che invece spetta ai coniugi, agli uniti civilmente e ai parenti. Per questo, se si intende lasciare parte dei propri beni al convivente, è necessario scrivere un testamento e indicarlo con chiarezza.
Oggi esistono diverse soluzioni per tutelare le coppie non sposate e Generali Italia con Immagina Adesso offre ai conviventi una serie di soluzioni personalizzabili.
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